Azione Cattolica definita

Questo articolo del Vescovo Bernard Tissier de Mallerais è stato pubblicato per la prima volta nel numero di agosto 2003 della rivista Angelus.

Mi è venuto in mente che una certa confusione è scaturita dalla giustapposizione di una parte del “Catechismo delle Verità Opportune” del vescovo de Castro Mayer del 1953 con una citazione dell’enciclica di Papa San Pio X, Il Fermo Proposto, nel numero dell’Angelus del marzo 2003.

Considerando la natura del soggetto, con le sue complessità storiche e dottrinali, la confusione è comprensibile. Spero che i seguenti punti servano a eliminare questa confusione, e mi aspetto pienamente che questo felix culpa serva come occasione per i vostri lettori di approfondire la loro comprensione della mente della Chiesa riguardo sia alla natura dell’Azione cattolica che al corretto rapporto del clero e dei laici con essa.

1) Il Vescovo de Castro Mayer afferma che l’Azione cattolica fa parte della “Chiesa che ascolta” e non della “Chiesa che insegna” (Angelus, marzo 2003, “Catechismo delle Verità opportune”, §16, p.3). Ovviamente questo è corretto nella misura in cui i laici possono collaborare con la gerarchia, ma non condividere i suoi poteri. Tuttavia, una parte della confusione su questa questione deriva dal modo in cui Pio XI ha scelto di definire l’Azione cattolica, rispetto al modo in cui San Pio X ha fatto. Questo punto è discusso in dettaglio di seguito (§3b).

2) l’Azione Cattolica non può mai essere interpretata come completamente indipendenti l’autorità della Chiesa, come ho sottolineato nella mia conferenza Fornito di Giurisdizione del 9-10 Marzo 1991, a Parigi:

ciò Che è costante in tutti i papi, è l’insegnamento che ci può essere il problema di dare una totale autonomia per i laici e la loro azione. Questo è impossibile. Questo è ripugnante per il senso cattolico. Questo è ripugnante al senso della gerarchia nella Chiesa.”

3) il Vescovo de Castro Mayer definisce l’Azione Cattolica come “la partecipazione nella gerarchia dell’apostolato” (§18, p.4), che, egli sottolinea, che segue la definizione di Papa Pio XI, in cui si legge: Azione Cattolica “non vuole essere, né può essere altro che ‘la partecipazione e la collaborazione dei laici con la Gerarchia Apostolica.'”Questo è estremamente problematico per una serie di motivi.

a) Differisce sostanzialmente dalla definizione data precedentemente da Papa San Pio X in Il Fermo Proposto, dell ‘ 11 giugno 1905:

‘Ripristinare tutte le cose in Cristo’ è sempre stato il motto della Chiesa, ed è soprattutto il nostro proprio durante questi momenti di paura attraverso i quali stiamo ora passando. ‘Per ripristinare tutte le cose— – non in modo casuale, ma ‘in Cristo’, e l’apostolo aggiunge, ‘ sia quelli nei cieli e quelli sulla terra ‘(Ef. 1:10). ‘Restaurare tutte le cose in Cristo’ include non solo ciò che appartiene propriamente alla missione divina della Chiesa, cioè condurre le anime a Dio, ma anche ciò che abbiamo già spiegato come scaturisce da quella missione divina, cioè la civiltà cristiana in ognuno degli elementi che la compongono. (§6)

Poiché ci soffermiamo in particolare su quest’ultima parte dell’auspicata restaurazione, voi vedete chiaramente, Venerabili Fratelli, i servizi resi alla Chiesa da quei gruppi scelti di cattolici che mirano a unire tutte le loro forze nella lotta contro la civiltà anticristiana con ogni mezzo giusto e lecito. Usano ogni mezzo per riparare i gravi disturbi causati da esso. Essi cercano di restituire Gesù Cristo alla famiglia, alla scuola e alla società ristabilendo il principio che l’autorità umana rappresenta l’autorità di Dio. Essi prendono a cuore gli interessi del popolo, specialmente quelli delle classi lavoratrici e agricole, non solo inculcando nel cuore di tutti un vero spirito religioso (l’unica vera fonte di consolazione tra le difficoltà di questa vita), ma anche sforzandosi di asciugare le lacrime, di alleviare le sofferenze e di migliorare la loro condizione economica con misure sagge. Si sforzano, in una parola, di rendere le leggi pubbliche conformi alla giustizia e di modificare o sopprimere quelle che non lo sono. Infine, difendono e sostengono in un vero spirito cattolico i diritti di Dio in tutte le cose e i diritti non meno sacri della Chiesa. (§7)

Tutte queste opere, sostenute e promosse principalmente da laici cattolici e la cui forma varia a seconda delle esigenze di ogni paese, costituiscono ciò che è generalmente conosciuto con un nome distintivo e sicuramente molto nobile: “Azione Cattolica”, o “Azione dei cattolici”.”In ogni momento è venuto in aiuto della Chiesa, e la Chiesa ha sempre amato e benedetto tale aiuto, usandolo in molti modi secondo le esigenze dell’epoca.”(§8) (Enfasi mia)

b) La definizione di Papa Pio XI è parzialmente responsabile della confusione affrontata dal vescovo de Castro Mayer (§18, p.4) in primo luogo. Il vescovo correttamente definisce ” falsa “l’idea che” l’Azione Cattolica conferisca una partecipazione al mandato apostolico…”; ma Pio XI stesso più volte si riferisce all’azione cattolica come “la partecipazione e la collaborazione dei laici con la Gerarchia apostolica.”Chiaramente la definizione dell’Azione Cattolica in questo modo si presta a interpretazioni errate, un fatto che è fin troppo evidente—per esempio—da una semplice lettura superficiale del Manuale Conciso di Azione cattolica di mons.Civardi. Qui Civardi definisce l’Azione cattolica in molti modi diversi, riferendola variamente come un vero “apostolato” e in altri luoghi sostenendo che essa ha come scopo principale la ricostruzione dello Stato cristiano.

4) La definizione di Pio XI non è sbagliata, ma certamente si riferisce a qualcosa di essenzialmente e totalmente diverso da quello che S. Pio X si sforzò di promuovere. L’idea di Pio XI di Azione cattolica è chiaramente apostolica e religiosa, qualcosa di chiaramente nella sfera spirituale, essenzialmente una parte del ministero sacerdotale, e quindi sotto l’autorità diretta della Chiesa. San Pio X’s nozione è che l’azione cattolica è un lavoro temporale principalmente del laico, e nella misura in cui è temporale cade sotto l’autorità indiretta della Chiesa.

a) Ho già fatto riferimento a questa distinzione nella mia conferenza del 1991:

Questa mattina ho cercato di riassumere l’idea di Papa S. Pio X, che distingueva due tipi di sforzi apostolici per i laici:

1) La partecipazione diretta dei laici all’apostolato sacerdotale nella misura in cui è possibile. Ciò include l’educazione dei giovani, l’insegnamento nelle nostre scuole, e speciali, più propriamente apostolici movimenti giovanili che hanno come scopo la conversione delle anime. È ovvio che un tale movimento ha una dipendenza essenziale rispetto al clero. Sarebbe del tutto errato dire che un tale movimento è un movimento di Azione cattolica nel senso stretto del termine, con una dipendenza relativamente allentata dal clero.

Dal fatto stesso che è per la conversione delle anime, ne consegue che vi è una dipendenza intrinseca dal clero. Lo stesso vale per il movimento Scout cattolico e per la Legione di Maria che ha come scopo, per intercessione della Madonna, la conversione delle anime. Si tratta, se lo desiderate, di una partecipazione al ministero sacerdotale da parte dei laici, e di conseguenza richiede un mandato. Il sacerdote dà mandato ai laici di esercitare una parte del suo apostolato sacerdotale.

2) Ben diversa è l’Azione cattolica intesa come opera del laicato cattolico nell’ordine temporale, in modo da realizzare il regno dei principi sociali cristiani nello Stato. È questo che San Pio X si sforzò specialmente di promuovere, e che può essere chiamata Azione Cattolica nel senso stretto del termine. Non si può dire che tale Azione Cattolica, perché non è il ministero del sacerdote, sia indipendente dal sacerdote. St. Pio X, come vi ho ricordato questa mattina, disse che ” Non si può affatto concepire questa Azione Cattolica dei fedeli indipendentemente dal consiglio e dalla guida superiore dell’autorità ecclesiastica.’

È una distinzione essenziale. Papa Pio XII, dopo Pio XI, offuscò un po ‘ la sua importanza, che non è senza conseguenze. Ha semplicemente parlato di una gradazione nella dipendenza delle opere dell’Azione cattolica dalla gerarchia. Quanto più un’opera è propriamente sacerdotale tanto più deve avere un’intima dipendenza dal sacerdote, e quanto più un’opera appartiene propriamente ai laici, tanto più tenue è il legame con il clero.”(Enfasi mia)

b) Lo stesso San Pio X (in Il Fermo Proposito) era molto chiaro circa i due tipi di attività a cui i cattolici possono partecipare (Azione cattolica, e più propriamente sforzi apostolici) e il rapporto di ciascuno con l’autorità diretta e indiretta della Chiesa:

Dobbiamo toccare, Venerabili Fratelli, un altro punto di estrema importanza, cioè il rapporto di tutte le opere dell’Azione Cattolica con l’autorità ecclesiastica. Se gli insegnamenti spiegato nella prima parte di questa lettera sono stati considerati sarà facilmente visto che tutte quelle opere che direttamente vengono in aiuto del ministero pastorale e spirituale della Chiesa e che lavoro religiosamente per il bene delle anime, devono in ogni minima cosa essere subordinate all’autorità della Chiesa e anche per l’autorità dei vescovi, posti dallo spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio nelle diocesi loro assegnati.

Inoltre, le altre opere, che, come Abbiamo detto, sono progettati principalmente per il restauro e la promozione della vera civiltà Cristiana e che, come spiegato sopra, costituiscono l’Azione Cattolica, non può essere considerato come indipendente del consiglio e la direzione dell’autorità ecclesiastica, soprattutto dal momento in cui tutti devono conformarsi ai principi di fede e alla morale Cristiana.

Allo stesso tempo è impossibile immaginarli come in opposizione, più o meno apertamente, a quella stessa autorità. Tali opere, tuttavia, per loro stessa natura, dovrebbero essere dirette con un ragionevole grado di libertà, poiché l’azione responsabile è particolarmente loro negli affari temporali ed economici, nonché in quelli della pubblica amministrazione e della vita politica. Questi affari sono estranei al ministero puramente spirituale.

Poiché i cattolici, d’altra parte, devono innalzare sempre il vessillo di Cristo, proprio per questo alzano anche il vessillo della Chiesa. Così non è più che giusto che lo ricevano dalle mani della Chiesa, che la Chiesa custodisca il suo onore immacolato, e che i cattolici si sottomettano come figli docili e amorevoli a questa vigilanza materna.”(§22) (sottolineatura mia)

c) l’Arcivescovo Lefebvre anche affrontato la questione con il presupposto che ci sono due tipi distinti di attività dei laici, un ecclesiastico approvato, gerarchicamente ordinata, e istituzionalizzata “Azione Cattolica”, che era essenzialmente spirituale e religiosa, e un’altra consistente dell’attività dei laici, in ordine temporale, per la difesa o il ripristino dello stato Cristiano.

i) Che l’arcivescovo possedesse questa concezione di due tipi di attività laicale è evidente da una lettera di incoraggiamento che scrisse a Jean Ousset, il cui lavoro era contrastato dai vescovi francesi liberali come dettagliato a p.274 del mio libro Marcel Lefebvre: Une Vie.

Siete criticati per non avere il permesso dei vescovi? Tale permesso non è necessario per qualsiasi attività che non è propriamente parlando Azione cattolica. Tutto ciò che è necessario è che un’attività sia pienamente conforme allo spirito della Chiesa e alla sua disciplina, e ogni vescovo può giudicarlo da sé nella propria diocesi.

Qui Monsignor Lefebvre usa l’espressione “Azione Cattolica” per indicare l’attività spirituale–partecipazione e collaborazione con l’apostolato della gerarchia—che Pio XI incoraggiò, e conclude quindi che l’opera di Jean Ousset e La Cite Catholique non è “strettamente parlando” Azione cattolica. Questa inversione di termini è una conseguenza della situazione generale durante la prima parte sia dell’arcivescovo, come pure il Vescovo de Castro Mayer vite, dove gli organi della cosiddetta “Azione Cattolica”—infatti, sono stati in particolare i cosiddetti—sono stati stabiliti e costituita ufficialmente dalla gerarchia come i movimenti della Chiesa, in seguito all’intesa di Pio XI. Questa istituzionali “Azione Cattolica” è essenzialmente una attività diversa (anche se ci possono essere punti di sovrapposizione, soprattutto quando l’insegnamento della Dottrina Sociale è coinvolto) da quello di San Pio X incoraggiò, che è un’attività in realtà del tutto simile a quello che Ousset ha intrapreso, e che, secondo l’Arcivescovo Lefebvre, cade sotto l’autorità indiretta della Chiesa; quindi tutto ciò che è richiesto di esso è che “pienamente conforme allo spirito della Chiesa e la sua disciplina.”

ii) La comprensione dell’arcivescovo della questione è ulteriormente illustrata da uno dei suoi interventi precedenti al Concilio Vaticano II (correlati in Une Vie a p.298):

Al settimo e ultimo incontro preparatorio , l’arcivescovo ha agito con decisione a sostegno del regno di Cristo Re anche sugli affari temporali. Il 18 giugno ha parlato dell’apostolato dei laici e ha chiesto una riaffermazione della sua dipendenza dall’apostolato sacerdotale. Dopo Pio X, egli ha distinto due modi in cui questa dipendenza opera: il primo riguarda l’apostolato dei laici nel senso più ampio – “la santificazione delle professioni e della società civile—- in cui i laici sono “soggetti alla vigilanza dei vescovi”; il secondo è attraverso un apostolato in senso stretto in cui i laici “dipendono senza dubbio direttamente e immediatamente dall’autorità dei vescovi e dei sacerdoti da essi nominati, poiché poi collaborano alla stessa missione affidata da Cristo ai vescovi.”

Fatta questa distinzione illuminante, l’arcivescovo Lefebvre ha aggiunto che, tuttavia, non si può separare il dominio temporale e quello spirituale; da un lato il temporale è infatti soggetto all’ordine soprannaturale, e dall’altro il clero non può essere escluso dalla cura e dal possesso delle cose temporali.”(Enfasi mia)

5) La giustapposizione della dichiarazione del vescovo de Castro Mayer di p. 5 (§21), “L’azione cattolica is è interamente soggetta all’autorità del vescovo…. La sua autorità non è solo per porre il veto a qualsiasi cosa contraria alla fede e alla morale, ma è anche per governare ogni attività sociale”, con Papa S. La definizione di Azione cattolica di Pio X (§§3a e 4b sopra) implica una nozione del tutto errata di Azione cattolica, cioè che è essenzialmente un’opera dei laici nella sfera temporale (Pio X), e che è interamente soggetta all’autorità del vescovo.

Il giusto concetto, piuttosto, è che l’Azione Cattolica è essenzialmente il lavoro dei laici, nella sfera temporale, e che ha un relativamente sciolto dipendenza dal clero, che non dirigere il temporale edificio Stato Cristiano, ma piuttosto di esercitare la propria giurisdizione per la fede e la morale di garantire che i mezzi ed i fini proposti dai laici sono in conformità con fede e della morale Cattolica. Un altro modo di dire questo sarebbe l’Azione Cattolica, propriamente parlando, cade sotto l’indiretta autorità della Chiesa (in linea con l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul rapporto tra i poteri spirituali e temporali), e che la partecipazione dei laici nel ministero del sacerdote non è l’Azione Cattolica, a rigor di termini; tale attività, invece, è essenzialmente spirituale e cade, dunque, sotto la diretta autorità della Chiesa.

6) L’affermazione del vescovo de Castro Mayer, “Se il sacerdote avesse sull’Azione cattolica il semplice potere di veto, sarebbe praticamente sfuggito al potere del vescovo” illustra la sfortunata confusione che deriva da una definizione inadeguata dell’Azione cattolica.

a) Sull’azione cattolica, in senso stretto, la Chiesa ha solo potere di veto—il potere di correggere gli errori nella fede e nella morale. Questo potere di “veto” è l’esercizio dell’autorità temporale indiretta della Chiesa e, in tali circostanze, l’Azione cattolica non sfugge al potere del vescovo, ma è piuttosto sottoposta ad esso in un modo proprio sia della natura dell’Azione cattolica che della natura dell’autorità del vescovo. In altre parole, questo “veto” è semplicemente un esercizio, adattato alle circostanze moderne, del diritto della Chiesa di intervenire nella sfera temporale ratione peccati.
b) Dal Vescovo de Castro Mayer si riferisce non all’Azione Cattolica in senso stretto, ma per il carattere essenzialmente religioso e spirituale, “la partecipazione dei laici all’apostolato della gerarchia”, è evidente che egli è semplicemente riferimento al fatto che la Chiesa ha autorità diretta su questo tipo di attività, e che questa autorità diretta è (naturalmente) onnicomprensivo.

7) Seguendo questa linea di pensiero, quando il Vescovo de Castro Mayer sostiene che, “Poiché le organizzazioni di Azione Cattolica interamente appartengono le fila dei ‘udito Chiesa”, i suoi membri devono normalmente essere ricevuti dal vicario o il sacerdote che dirige l’associazione,” è evidente che si riferisce essenzialmente spirituale e attività religiose. Quando, seguendo S. Pio X, i laici “si sforzano, in una parola, di rendere le leggi pubbliche conformi alla giustizia e di modificare o sopprimere quelle che non lo sono” (Il Fermo Proposto, §7), sarebbe assurdo suggerire che per farlo debbano in qualche modo essere ricevuti dal sacerdote locale. Su questo tipo di attività–Azione cattolica in senso stretto–il sacerdote esercita la sua autorità indiretta insegnando i principi generali della giustizia sociale e correggendo i laici nel caso in cui perseguano scopi contrari a tali principi o tentino di attuarli in un modo che sarebbe condannato dalla Fede cattolica o dalla Legge morale.
8) In definitiva, tutte le affermazioni del Vescovo de Castro Mayer sono corrette se comprese alla luce del suo assunto che quando dice “Azione Cattolica”, dobbiamo effettivamente capire che egli sta parlando della partecipazione dei laici all’apostolato della gerarchia, e non “Azione cattolica” in senso stretto, come è stato meglio definito da Papa San Pio X in Il Fermo Proposito.

9) La nostra comprensione della questione si basa, infine, sulla profonda saggezza di San Pio X e sulle sottili ma precise distinzioni che egli fa nella sua enciclica. Vorrei concludere invitandovi a esaminare attentamente i seguenti passaggi, in cui si troverà un’elaborazione dei principi generali che costituiscono la base della discussione di cui sopra.
a) Pio X inizia con l’evidenziare la vastissima portata dell’attività laicale, quella che potremmo chiamare l’intero “apostolato laicale”, generalmente e vagamente così chiamato; il suo riferimento alle missioni “dirette o indirette” della Chiesa stabilisce le distinzioni che farà più avanti nella sua lettera:

Il campo dell’Azione Cattolica è estremamente vasto. Di per sé non esclude nulla, in alcun modo, diretto o indiretto, che riguardi la missione divina della Chiesa. Di conseguenza si può chiaramente vedere quanto è necessario per tutti di collaborare ad un’opera importante, non solo per la santificazione della propria anima, ma anche per l’estensione e l’incremento del Regno di Dio negli individui, nelle famiglie e nella società; ciascuno, secondo le sue energie per il bene del prossimo con la propagazione della verità rivelata, con l’esercizio delle virtù Cristiane, con l’esercizio del corporale e le opere di misericordia spirituale.”(§3)

b) A seguito di ciò, il Papa allude alla differenza tra i beni dell’anima, sui quali la Chiesa ha una missione diretta, e i beni temporali della civiltà cristiana, sui quali la Chiesa non ha una missione diretta, ma di cui è “custode e protettrice” grazie alla “rivelazione cattolica”, ai “consigli evangelici” e alla “dottrina e morale” che predica:

Al di là dei beni spirituali, tuttavia, vi sono molti beni dell’ordine naturale sui quali la Chiesa non ha una missione diretta, anche se scaturiscono come conseguenza naturale della sua missione divina….

Per la natura stessa delle cose, la Chiesa è quindi divenuta custode e protettrice della società cristiana. Questo fatto è stato universalmente riconosciuto e ammesso in altri periodi della storia. In verità, ha costituito una solida base per la legislazione civile.

Su questo stesso fatto poggiavano i rapporti tra Chiesa e Stato; il riconoscimento pubblico dell’autorità della Chiesa in quelle questioni che toccavano la coscienza in qualsiasi modo, la subordinazione di tutte le leggi dello Stato alle leggi divine del Vangelo; l’armonia dei due poteri nel garantire il benessere temporale del popolo in modo tale che il loro benessere eterno non soffrisse.”(§4)

c) E seguenti, questa distinzione tra i beni spirituali che è l’attività della gerarchia della Chiesa per favorire e i beni temporali che sono promosse soprattutto da laici, e di cui sono custoditi e conservati dalla Chiesa con la predicazione e la sua dottrina, la San Pio X, ricorda il clero e i laici della loro rispettivi ruoli nella promozione di quelle opere che sono “progettati per il restauro e la promozione della vera civiltà Cristiana”:

i) Ricorda al clero che il loro “campo d’azione proprio è la Chiesa” (§25), e indica che la loro partecipazione alle organizzazioni di Azione Cattolica deve essere orientata a “favorire e promuovere” le varie organizzazioni temporali costituite per assistere le masse, garantendo così che il loro coinvolgimento abbia “uno scopo veramente religioso”.:

Per mezzo della parola stampata e parlata, attraverso la partecipazione diretta ai casi sopra citati, egli può lavorare per conto del popolo secondo i principi della giustizia e della carità favorendo e promuovendo quelle istituzioni che si propongono di proteggere le masse dall’invasione del socialismo, salvandole allo stesso tempo dalla rovina economica e dal caos morale e religioso. In questo modo l’assistenza del clero nelle opere dell’Azione Cattolica ha uno scopo veramente religioso (enfasi mia). Non sarà quindi un ostacolo, ma piuttosto un aiuto, al ministero spirituale allargandone la sfera e moltiplicandone i risultati.”(§26)

Notate, per favore, come San Pio X inverte completamente la “partecipazione”: in questa opera dei laici per promuovere la civiltà cristiana, non sono i laici che partecipano all’apostolato gerarchico, ma al contrario, è il clero che può partecipare alle organizzazioni di azione laicale. Una significativa inversione di prospettive!

ii) Inoltre, egli mette in guardia il clero specificamente contro ponendo troppa enfasi sulla attività temporale:

Pur sottolineando la vera natura dell’Azione cattolica, Venerabili Fratelli, non possiamo minimizzare il grave pericolo a cui il clero può trovarsi esposto a causa delle condizioni del tempo. Possono attribuire tale importanza agli interessi materiali del popolo che dimenticheranno i doveri più importanti del sacro ministero.”(§24)

iii) Per i laici, il papa dice che la loro attività, in questo caso, per esempio, la loro partecipazione alla politica nazionale di Italia—deve sempre essere basato su un principio Cattolico, e deve coinvolgere un ben informato della coscienza Cattolica, decisi di essere, come Cattolico, in pubblico come in privato:

Questa concessione luoghi un dovere di tutti i Cattolici per prepararsi prudentemente e seriamente per la vita politica nel caso in cui essi possono essere chiamati a farlo. È quindi della massima importanza che la stessa attività (precedentemente così lodevolmente pianificata dai cattolici al fine di prepararsi per mezzo di una buona organizzazione elettorale alla vita amministrativa dei consigli comuni e provinciali) sia estesa ad una preparazione e organizzazione adeguata per la vita politica….

Nello stesso tempo devono essere inculcati e messi in pratica gli altri principi che regolano la coscienza di ogni vero cattolico. Al di sopra di tutto, occorre ricordare di essere e di agire, in ogni circostanza, come un vero Cattolico, l’accettazione e adempimento di uffici pubblici, con la ferma e costante risoluzione di promuovere con ogni mezzo il benessere sociale ed economico del paese e in particolare del popolo, secondo i principi fondamentali di una vera civiltà Cristiana, e allo stesso tempo difendere i supremi interessi della Chiesa, che sono quelle di religione e di giustizia.”(§19) (Enfasi mia)

iv) Inoltre, egli indica che l’attività dei laici deve essere di evidente valore, costruttivo, e utile:

È anche importante definire chiaramente le opere che le forze cattoliche devono energicamente e costantemente intraprendere. Queste opere devono essere di così evidente importanza che saranno apprezzate da tutti. Essi devono avere un tale rapporto con le esigenze della società moderna ed essere così ben adattati agli interessi morali e materiali, specialmente quelli delle persone e delle classi più povere, che, mentre suscitano nei promotori dell’Azione cattolica la più grande attività per ottenere i risultati importanti e certi che devono essere cercati, essi possono anche essere facilmente compresi e ben accolti da tutti.”(§12)

v) Infine, St. Pio X ricorda ai laici che per riportare Cristo alla famiglia e alla società, per promulgare il Suo Regno sociale, essi devono essere ben preparati e ben adattati all’opera da svolgere, affidandosi alla grazia divina e alla dottrina cattolica per formarli nella pietà e nella virtù virile:

Soprattutto, bisogna essere fermamente convinti che lo strumento ha poco valore se non è adattato al lavoro a portata di mano. Per quanto riguarda le cose che abbiamo menzionato sopra, l’Azione cattolica, nella misura in cui si propone di ripristinare tutte le cose in Cristo, costituisce un vero e proprio apostolato per l’onore e la gloria di Cristo stesso. Per realizzarla bene bisogna avere la grazia divina, e l’apostolo la riceve solo se è unito a Cristo. Solo quando avrà formato Gesù Cristo in se stesso potrà più facilmente restituirlo alla famiglia e alla società.

Pertanto, tutti coloro che sono chiamati a dirigere o dedicarsi alla causa cattolica, devono essere cattolici sani, saldi nella fede, solidamente istruiti in materia religiosa, veramente sottomessi alla Chiesa e specialmente a questa suprema Sede apostolica e al Vicario di Gesù Cristo. Devono essere uomini di vera pietà, di virtù virile e di una vita così casta e intrepida da essere un esempio guida per tutti gli altri.”(§11)

Con queste brevi osservazioni vi lascio con l’augurio sincero che ogni incomprensione dell’Azione Cattolica può essere eliminato, e che, con una vera armonia di mente e di volontà, i Cattolici, ovunque, può lavorare in modo efficace per ripristinare il trono del Signore Nostro Gesù Cristo, che deve regnare sopra temporale e la società civile non meno che Egli non oltre il perfetto spirituale della società, che è la Sua Chiesa.

A Christo Domino,

+Vescovo Bernard Tissier de Mallerais

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