Coluccio Salutati
Nel 1374 Coluccio ricevette un incarico a Firenze e l’anno successivo fu nominato Cancelliere di Firenze, la posizione più importante nella burocrazia della Repubblica fiorentina. Nella sua posizione, Salutati era responsabile delle corrispondenze ufficiali ampiamente diffuse con gli altri stati, redigendo istruzioni riservate agli ambasciatori, conducendo la diplomazia e negoziando i trattati: “nel suo cancelliere Firenze aveva qualcuno veramente eccezionale, dotato non solo di conoscenze giuridiche, astuzia politica e abilità diplomatica, ma anche di penetrazione psicologica, un dono per le pubbliche relazioni e un’insolita abilità letteraria.”Le sue capacità di statista furono presto messe alla prova poiché Firenze dovette affrontare immediatamente la guerra con il papato. Salutati fu incaricato di rivolgersi a papa Gregorio XI per assicurargli che Firenze era ancora un fedele membro del partito guelfo. Anche se non riuscì a impedire la guerra con il papato, Salutati divenne ben presto il cancelliere più celebrato di tutta Italia e un maestro della lettera formale. La principale nemesi di Firenze durante il suo mandato, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, una volta osservò che una delle lettere di Salutati poteva ” causare più danni di mille cavalieri fiorentini.”Durante la sua vita, Firenze combatté due volte contro il suo potente rivale settentrionale, Giangaleazzo Visconti. Il suo trattato De tyranno (“Sul tiranno”) pubblicato nel 1400, ha, molto probabilmente, il suo modello in Visconti, anche se in esso Salutati (pur essendo repubblicano) rimane un sostenitore del provvidenziale monarca universale già proposto da Dante. Occasionalmente le sue lettere avevano conseguenze non volute. Quando nel 1376 scrisse agli anconetani, incitandoli, in nome della loro libertà, alla rivolta contro il governatore imposto dal papa, richiamò alla mente i mali che l’Italia aveva subito a favore dei francesi. La parola del suo tono cattivo arrivò al re di Francia, che spinse una lettera molto conciliante da Salutati, assicurando al re che non intendeva nuocere e che Firenze sarebbe sempre stata amica della Francia.
A testimonianza del suo servizio come cancelliere, la città di Firenze pagò 250 fiorini per il suo funerale nel 1406.