Dictionary of National Biography, 1885-1900 / Campeggio, Lorenzo
CAMPEGGIO, LORENZO (1472-1539), cardinale, e, anche se uno straniero, vescovo di Salisbury, occupato sulla sua seconda missione in questo paese la posizione assolutamente senza precedenti di un giudice, davanti al quale un re d’Inghilterra ha acconsentito a citare in giudizio di persona. Nacque nel 1472 da una nobile famiglia bolognese, e a diciannove anni si dedicò allo studio del diritto imperiale a Pavia e Bologna, insieme al padre Giovanni Campeggio, le cui opere su questo argomento ebbero a lungo una notevole fama. All’inizio della sua vita si sposò ed ebbe un figlio nato nel 1504, che fu creato cardinale da Giulio III nel 1551. Ma dopo la morte della moglie prese gli ordini sacri, e divenne vescovo di Feltri e uditore della rota a Roma. Fu inviato da Leone X in missione presso l’imperatore Massimiliano, e mentre era così impegnato fu creato cardinale, in sua assenza, nel 1517. L’anno successivo fu inviato in Inghilterra come legato per incitare Enrico VIII ad unirsi con altri principi in una crociata contro i turchi. Egli è stato detenuto qualche tempo a Calais prima di essere permesso di attraversare, Enrico VIII dopo aver insistito con il papa che il suo favorito, Cardinale Wolsey, dovrebbe essere investito di pari funzioni legatine prima di sbarcare. Egli è stato, tuttavia, molto ben accolto, e pochi anni dopo (1524) Enrico VIII gli ha dato, o gli ha permesso di ottenere con bolla papale, il vescovato di Salisbury. Nello stesso periodo fu nominato arcivescovo di Bologna. Ha ricoperto anche in vari momenti diversi altri vescovati italiani. Egli è stato anche inviato in Germania nel 1524, e ha presieduto la dieta a Ratisbon, dove un vano tentativo è stato fatto per controllare il movimento luterano. Nel 1527 fu assediato con papa Clemente VII a Roma, nel castello di Sant’Angelo. L’anno successivo fu inviato in Inghilterra nella sua più celebre missione, in cui Wolsey fu nuovamente unito a lui come legato, per ascoltare la causa di divorzio di Enrico VIII contro Caterina d’Arragon. In questa occasione ha sofferto molto, sia fisicamente che mentalmente. Era gravemente afflitto dalla gotta e doveva essere trasportato in una cucciolata; e mentre era impegnato al papa in privato a non pronunciare il giudizio senza riferire la questione a Roma, fu pressato da Wolsey a procedere senza indugio. Alcuni dei suoi dispacci cifrati da Londra in questo momento sono stati decifrati negli ultimi anni, e mostrano una determinazione molto lodevole da parte sua di non essere reso strumento di ingiustizia, qualunque sia il costo per se stesso. La causa, come è noto, fu revocata a Roma, e così la sua missione terminò. Al momento di lasciare il regno è stato trattato con singolare scortesia da parte dei funzionari della dogana, che ha insistito per la ricerca il suo bagaglio, e il suo lamentarsi con il re, era chiaro che l’insulto è stato premeditato, ed è stato in realtà un meschino-minded indicazione del dispiacere reale. Cinque anni dopo, nel 1534, fu privato del vescovado di Salisbury per legge del parlamento, per il fatto che era un alieno e non residente, anche se il re non si era mai aspettato che mantenesse la residenza quando gli diede il vescovado. Morì a Roma nel 1539.
J. G.