E poi, in una categoria a parte, ci sono i rumori colorati. A differenza del botto incoerente di un tamburo o di una voce urlante, questi suoni sono un segnale continuo, ma non sono esattamente piacevoli. La parola “rumore” deriva in realtà da una parola latina per nausea; in ingegneria audio, il termine descrive qualsiasi informazione indesiderata che interferisce con il segnale desiderato, come statica alla radio.
Il rumore bianco puro suona come quel sibilo “shhh” che accade quando la TV o la radio sono sintonizzate su una frequenza inutilizzata. È una miscela di tutte le frequenze che gli umani possono sentire (circa 20 Hz a 20 kHz), sparate casualmente con uguale potenza a ciascuna—come 20.000 toni diversi che suonano tutti allo stesso tempo, mescolati insieme in uno stufato sonoro in continua evoluzione e imprevedibile.
Gli altri colori sono simili al rumore bianco, ma con più energia concentrata all’estremità alta o bassa dello spettro sonoro, che cambia sottilmente la natura del segnale. Il rumore rosa, ad esempio, è come il rumore bianco con il basso alzato. È un suono “shhh” con un basso rombo mescolato, come il ruggito morbido di un temporale.
Il rumore rosa suona meno duro del rumore bianco perché gli umani non sentono linearmente. Sentiamo in ottave, o il raddoppio di una banda di frequenza, il che significa che percepiamo tanto spazio sonoro tra 30-60 Hz come tra 10.000-20.000 Hz. Siamo anche più sensibili alle frequenze più alte (da uno a quattro kHz, che è circa la frequenza di un bambino che piange, suona più forte), quindi il rumore bianco, che ha la stessa intensità anche ai toni più alti, può sembrare troppo luminoso alle nostre orecchie. L’energia nel rumore rosa scende della metà quando la frequenza raddoppia, quindi ogni ottava ha la stessa potenza, che suona più equilibrata.