Tutto sul Colosseo-Il Colosseo
Furono gli imperatori Flavi a provvedere ad un primo anfiteatro romano stabile e degno della grandezza di capitale: i lavori iniziarono durante il regno di Vespasiano nella zona compresa tra Palatino, Esquilino e Celio, al di là dello stagno che doveva trovarsi all’interno della Domus Aurea di Nerone. Vespasiano, demagogicamente parlando, restituì alla gente ciò che il tiranno-Nerone aveva voluto a noi stessi. Singolarmente, il nome Colosseo deriva dal gigante rappresentante Nerone che aveva voluto nelle aree pubbliche della sua magnifica residenza. In precedenza un anfiteatro era stato commissionato da Augusto a Statilio Tauro, ma si trattava di una struttura provvisoria in legno.
Ma come ha fatto l’afflusso di spettatori per gli spettacoli?
Fino a ciascuna delle 80 arcate che segnano l’ellisse era presente un numero di serie, indicato con numeri romani, che era segnalato anche al di sopra delle tessere che ciascuno degli spettatori doveva portare con sé: dai portici si accedeva poi a scalinate interne e a vari settori di cavea attraverso vomitoria. Solo quattro archi delle assi maggiori non erano numerati e la presenza di tracce di un portico all’esterno verso nord e stucchi dipinti nel corridoio corrispondenti a suggerire ingressi per personalità. Forse questo era l’ingresso riservato all’imperatore, data la corrispondenza diretta con il direttore della galleria, o pulvinar, e probabilmente era sormontato da una quadriga.
Oggi rimangono solo gli ingressi dal XIII al LIV. Sotto la tribuna principale si trovava un criptoportico coperto a volta e decorato con stucchi e lastre marmoree, detto “passaggio di Commodo”: mettere in comunicazione edifici claudiani sul Celio con il podio.
Anche nella cavea gli spettatori non potevano brulicare a piacimento: questa era divisa in tre aree principali, la cosiddetta maeniana, una serie di gradini subito dopo la recinzione e il quarto piano in alto, in legno, è come il teatro moderno piccionaia. Ognuno aveva una posizione precisa e non c’era il prezzo del biglietto a fare la differenza, perché l’ingresso era gratuito: era la classe sociale a stabilire il luogo. I posti erano più vicini all’arena riservati ai senatori, i primi meniano ai cavalieri e così via. Il piano ligneo o maenianum summum, era riservato alle donne, ammesse da Augusto solo a giochi lontani dagli uomini: sui livelli della classe a cui era riservato il posto era sempre ricordato. Gli unici personaggi a cui era riservato il toponimo erano i senatori: sulle gradinate riservate loro interamente realizzate in marmo e non solo foderati, infatti, sono ancora oggi presenti i nomi di vari personaggi, a volte cancellati e sostituiti da altri. Il meniano supremo era concluso da 80 colonne di granito e cipolino con capitelli di tipo composito e corinzio.
Il totale girava su 40-45.000 persone sedute, più di 5.000 in piedi in cima: se si interpretano alcuni dati tratti dai Cataloghi di Regionari, una sorta di elenco dei maggiori monumenti dell’antichità, i posti potrebbero essere innalzati fino a circa 73.000.
Come sono state organizzate le performance?
Originariamente i giochi erano religiosi, ma per la maggior parte delle persone, la popolazione, era l’occasione per divertirsi, per essere feroce dietro qualcun altro: una certa sacralità era comunque conferita dalla presenza delle Vergini Vestali, il Pontefice Massimo e dell’imperatore-dio, ovvero quello divinizzato. Pochi giorni prima del corso dei giochi, è stata fatta pubblicità e il programma potrebbe essere pubblicato in varie parti della città. Per la maggior parte è stato scritto in colore rosso, che attira più attenzione: il nome di coloro che hanno finanziato i giochi e perché questi sono stati fatti sono stati i più interessanti. Poi c’erano il numero, e non il nome, dei gladiatori, il luogo dove combattere, la data e l’eventuale presenza di velario, che non è certo secondaria all’attenzione degli spettatori. La serata fu prima offerta ai gladiatori una sorta di Ultima Cena, in cui tutto era il loro permesso, poi raccomandava le loro famiglie agli amici. Nel Colosseo, il giorno dopo, è stato il combattimento. Verso sud-est si trovava il porto Libitinensis, oltre il quale si trovava la regione II Celimontana: qui era situato il spoliarum, il luogo dove inservienti, spesso mascherati da Caronte, il traghettatore infernale, ha portato i gladiatori morti o morenti per essere spogliato dei costumi e delle armi, e per sempre da questa porta lasciando le bestie uccise e trasportate da bestiarii, che ha condiviso la carne, pelli e ossa, mentre erano invece collocati nell’anfiteatro, rinoceronti, ippopotami, elefanti e altri animali troppo grande per il sollevamento. Verso nord-ovest aveva la porta Triumphalis, attraverso la quale entrava la pompa gladiatoria che dava il via libera ai ludi: consisteva del promotore dei giochi, con littori e giocatori, da una portantina con diversi simboli sulla parte superiore, poi i premi per i gladiatori vincitori, armi e carri da combattimento ciascuno recante un gladiatore ammantato di viola e oro. Poi gli atleti formarono un corteo appiedato che percorreva il giro dell’arena fino al podio imperiale Qui salutavano alzando il braccio destro e la famosa frase “Ave Cesare, morituri te salutant” (Salute Cesare, chi sta per morire ti saluta). Poi armavano con le armi previste per il giorno, a volte d’oro come sub Pertinax, od argento come con Cesare: i Sanniti con spada e scutum, un piccolo scudo rettangolare, i Traci, i sica, una piccola spada ricurva, e i parma, uno scudo rotondo o quadrato, il retiarius, con rete e tridente, mirmillo, sull’elmo pesce omonimo. I combattimenti avevano a volte connotazione comica: per fare armi di legno di botte da combattimento nani, zoppi e donne, poi una tuba che annunciava il vero combattimento e gladiatori entravano accompagnati dai loro mecenati che in caso di debolezza o noia li frustavano e rimpoveravano per dare alla gente il giusto divertimento. Alla fine, pollice verso o no, lasciando i risultati su un tavolo, con vicino a nominare una lettera: V per vincitore, M per missus, mandato, che è vivo e uguale al nemico, P per morto. C’era anche un mercato per “pezzi” di un gladiatore: le seconde leggende hanno dato il loro sangue vigore fisico e coraggio, un pezzo di capacità era talismano contro il malocchio, la punta della sua asta che i capelli di fusione di un indice sposa era prospera vita coniugale. Fino a quando il Cristianesimo Journal eseguire l’arena era un punto anche responsabile per molti cittadini liberi, uomini e donne, qualunque sia il loro rango.
Quando gli spettacoli, l’arena era piena di sabbia gialla da Monte Mario che era risistemata dopo ogni combattimento.
Durante le venationes qualsiasi animale, tanto feroce quanto particolare, andava bene dalle tigri alle giraffe: quando queste barbarie furono proibite, molti animali erano estinti in diverse regioni dell’Impero, come gli ippopotami in Nubia, in Ircania tigri, elefanti in Nord Africa, leoni in Mesopotamia.